cioa Amico

Nel buio l'anima è una lama. Cospira contro la carne. E sceglie vene. Vi strofina il suo gelo. E le lascia prostrate. In attesa del veleno che sappia redimerle. Sono una insalata perversa di carne e luce. E fiori silenziosi. Colati a picco dentro il corpo. Come GOCCE sbavate nelle pupille. Nella prigione delle infinite possibilità. In attesa dell'amo che sappia estrarle dalle certezze. Potrei fingere di non avere un viso. Dove i miei occhi lasciano scivolare ogni emozione. Come dentro un labirinto. Di non avere labbra capaci di incastrare parole e sorrisi. Di non essere voce che si asciuga sul palmo. Voce da soffiare come polline. E come desideri da affidare all'aria. Affinchè sappia custodirli. Sono l'incastro immondo tra le tessere smarrite.

E quello che lascio vedere.

Un gioco.

E invoco redenzione liquida.

Dentro cui nuotare.

E poi arrendermi.

E annegare.

Caro amico, i tuoi occhi di brina sono un intarsio nella lunga striatura invernale dei nervi disastrati... Ora mi viene però in mente solo la remota canzone, mirabilmente cantata da Battisti, "nel sole nel vento, nel sorriso nel pianto...", altro non so cmq non bisogna lasciarsi andare al troppo male di vivere, non voglio quindi né impiccarmi né annegare... Questo mio vuol essere un lieve messaggio di speranza: affinché certe volte la speranza non sembri soltanto un castello di sabbia o una bolla di sapone. Abbi cura di te, dato che la vita umana è già abbastanza un castigo e una tragedia.

Quali desidèri poi, da affidare all'aria (già abbondantemente inquinata) e alle scìe chimiche? che continuano a imperversare! Evidentemente nessun governo di questo mondo riuscirebbe a 'rimuovere' questo meccanismo veramente perverso, che crea lassù una speciale insalata metallàra: ci cola dunque a picco dentro le ossa ed i sistemi nervosi già così provati e precari. Anzi, i governi di questo mondo, che sono evidentemente tutto meno che spirituali, incentivano l'uso di tutto ciò che fa male alla gente in genere: ossia la massa preferisce delegare e quasi sempre fa come gli struzzi finge di non vedere...

Perciò non abbiamo proprio labbra che 'incastrino'? parole né sorrisi: lasciamo infatti andare l'anima per i fatti(apparentemente)suoi... e rimane cmq una lama incandescente, forgiata da un dio Vulcano,

il che - ci auguriamo - possa magari comprendere qualche nuovo Benvenuto Cellini, Torquato Tasso o Boccaccio da Certaldo.

Perdurò lo spergiuro di gettare semi invano
finché stelle di Natale per fortuna si spensero in disciolta pergamena,
su quella donna più che normale (non aveva appetiti malsani
come invece il suo marito Noèl) - solo qualche salame sugli occhi
e balsami che qui nessuno usava - per la tosta tosse invernale: ma lei
faticava troppo a respirare, doveva praticare alcuni sacrifici
per ingraziarsi i suoi dèi: appoggiava sui polmoni
leggere pelli di capra, intinte nel sangue macedone
delle rose di Pieria.

Una lei&lui voleva sapere da dove provenivo... Così risposi loro con un linguaggio un po' arabo o meglio arabescàto: "Provengo da una specie d'ulterior  'Blade runner' e sto semplicemente in attesa dei giorni del final-Giudizio - bevendo birra bionda nella nebulotica giostra quasi invisibile che gratta il ciel d'una domenica mattina nella città-fantasmagorica et goticale..."

"La vita è un filo, no, peggio, la vita è un gomitolo aggrovigliato e inestricabile. Chi riesce a trovarne il bandolo è fortunato."

Tutto scorre, sfugge..
lento, veloce ed anche..
quello in attesa, come..
l'attimo, che non potrà..
mai più ripresentarsi.
Un "verso", arriva con..
l'ispirazione e con la..
penna vien fermato.
Un "atto" di "follia"..
nasce e muore in se..
ed a nulla varrà la tua supplica.