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Una pecorella travestita da lupo (perchè e come ci si diventa)

Ultimo Aggiornamento: 23/11/2007 20:53
22/11/2007 10:08
 
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Giovedì 14 giugno 2001:
Oggi, finalmente, mi decido a scrivere quella che è la storia di tante persone come me che, in un modo o nell’ altro o per un motivo o per l’altro, ad un certo punto della loro vita indossano quella che molti definirebbero una “maschera di difesa” dagli attacchi quotidiani delle sofferenze, delusioni e giochetti di cattiveria gratuita altrui.
Nacqui ventisei anni fa, esattamente il 23 maggio del 1975, secondo tentativo di due genitori che di tale mestiere neanche capivano la grandezza e l’impegno che avrebbero dovuto prendere, soprattutto dopo aver passato la non bella esperienza da parte di mia madre di un parto prematuro che comportò la nascita di due piccolissime gemelline, di cui una fece appena in tempo a vedere la luce e l’altra seguì il suo tragico (a me in certi momenti non sembrò così tragico, anzi, avrei quasi voluto essere io al posto di una di queste due creature) destino. Figlia di un uomo che, prima di conoscere la donna che sarebbe poi stata mia madre, aveva avuto la più grande delusione della sua vita: la ragazza di cui si era innamorato era di buona famiglia ed i suoi genitori avevano per lei, ovviamente, progetti migliori che farla sposare con un semplice verniciatore di carrozzeria e così accadde, lei lasciò questo semplice operaio per un qualsiasi altro ometto con un impiego decisamente più “rispettabile” ed un portafogli (fatto di maggior importanza!) ben più capiente. Dopo ciò, questo fu quello che mi venne raccontato da mio zio, fratello di mio padre, quest’uomo incontrò una ragazza proveniente dalla Calabria appena arrivata a Bologna, nel giro di poco tempo la presentò in casa, si fidanzarono ed in seguito si sposarono. Questa ragazza a sua volta aveva già vissuto esperienze che lasciano il segno: figlia di una tipica numerosa famiglia meridionale, si trasferisce a Bologna e va a vivere con il fratello e la sua famiglia perché i genitori muoiono prematuramente, ma la vita in casa col fratello si trasforma in un impiego come donna delle pulizie, in seguito al matrimonio di lei avverranno discussioni fra loro due che porteranno alla rottura dei contatti.
Bene, ora tocca a me: come vi ho detto nacqui l’anno successivo alla morte delle due gemelle e fino all’età di 15 anni fui l’orgoglio e la luce di mio padre. Quando ero piccola lui per me era tutto, gli volevo un bene dell’anima ed eravamo sempre insieme, mentre per mia madre ad un certo punto della mia vita sono arrivata a provare sentimenti molto vicini all’odio. Fino all’età in cui andavo alle elementari andava più o meno tutto bene per me, o almeno per quello che una bambina poteva capire, dalla prima media in poi, invece, certi ricordi e certi avvenimenti diventavano più chiari ma allo stesso tempo più brutti. Mi ricordo di una volta, e qui ero ancora alle scuole elementari, in cui ero a casa di una mia amica e mia madre mi telefonò dicendomi di correre subito a casa perché papà stava male. Io lo feci, e quando arrivai a casa trovai davanti al portone l’ambulanza, quando salii ed entrai sentii delle urla sconnesse e confuse e vidi tanta gente che non conoscevo (una dottoressa e due infermieri), poi vidi mio padre seduto dentro la doccia, aveva tirato giù quei tubi d’acciaio che servono per sostenere la tendina, poi vidi mia madre e mia nonna che insieme agli infermieri cercavano di farlo alzare e di portarlo a stendere sul letto o sul divano, ma la sua mole non era certo indifferente ed il fatto che non ragionasse per la sbronza (sì, perché era proprio quella la cosa che aveva scatenato tutto quel casino) lo rendevano ancora più forte del solito, tanto che a forza di calci e pugni a mia madre e mia nonna vennero dei bei lividi. Ero piccola, ma mi ricordo ancora che la dottoressa disse a mia madre che il fegato di mio padre non era certo messo bene e che se lui non avesse smesso di bere non sarebbe di certo campato molto a lungo.
Tutto questo accadde circa dieci anni fa ed il mercoledì 11 aprile del 2001 ricevetti una telefonata da mio zio che mi annunciava della morte improvvisa di mio padre. Aveva cinquantasei anni, ma di questo vi parlerò più avanti.

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