In questo articolo metterò in rilievo l’utilità dello stato ipnotico in psicoterapia e prenderò in considerazione due forme di trance – quella regressiva e quella ancorata al presente – che a mio avviso possiedono un denominatore comune: entrambe favoriscono il dipanamento di contenuti inconsci che sono strettamente collegati alle difficoltà psicofisiche, relazionali, comportamentali e/o esistenziali del paziente.
La trance, sia essa regressiva che non regressiva, è in psicoterapia di importanza fondamentale perché, facendo tacere il continuo lavorio mentale che giorno dopo giorno logora l’individuo, facilita il raggiungimento del benessere psicofisico; essa inoltre permette di accedere alla dimensione emotivo-spirituale del paziente e di influire sui processi che in ogni istante si svolgono a livello somatico.
I pensieri, le preoccupazioni, i dubbi, le aspettative e i progetti allontanano l’uomo dalle sue radici, dalla sua parte più profonda, il Sé, inoltre lo proiettano verso l’esterno e lontano dal tempo presente: questi contenuti mentali lo spingono quindi a viaggiare nel tempo e a soffermarsi sugli eventi già accaduti oppure su quelli che dovranno ancora verificarsi; in questo modo però gli impediscono di vivere pienamente le sensazioni del corpo che vengono a galla solamente nel presente. In questa situazione – in cui la mente è predominante - il corpo può allora avere maggiori possibilità di attirare l’attenzione su di sé attraverso il linguaggio patologico dei sintomi.
Nella trance invece la mente si spegne e il corpo si rigenera: infatti, i muscoli rilassati fanno entrare in circolo l’energia prima trattenuta e aprono la porta che consente l’accesso alla nostra cassaforte interna (l’inconscio), dove risiedono i simboli e le catene analogiche. Quando l’ego, la componente razionale della personalità, si addormenta temporaneamente e le difese interne cominciano a cedere, possono cominciare ad emergere le immagini, i ricordi, le sensazioni, i sogni e le fantasie. Come sostiene Gamberini, lo psicoterapeuta non può chiedere o imporre al paziente di sostituire la veglia con lo stato ipnotico perché in questo modo rimarrebbe deluso: infatti, la trance – sostiene l’autore - potrebbe essere paragonata all’innamoramento; così come un individuo non può essere costretto a innamorarsi di un’altra persona, allo stesso modo non può essere trascinato in uno stato modificato di coscienza. Il paziente quindi permette a se stesso di entrare in trance, mentre il compito dello psicoterapeuta è quello di accompagnarlo e di facilitargli il passaggio dalla veglia allo stato ipnotico.
Nella trance regressiva vengono molto frequentemente a galla delle scene che si strutturano come vite precedenti o altre esistenze che si svolgono in periodi storici diversi. Tali immagini sono spesso strettamente legate alle attuali difficoltà del paziente che ha intrapreso il percorso psicoterapeutico (p.es. la morte per soffocamento in un passato vicino o lontano è in analogia con l’asma di cui soffre attualmente; oppure l’ustionamento in un altro periodo storico può rimandare all’eczema presente). Si possono inoltre verificare contemporaneamente delle scariche di emozioni fino a quel momento trattenute...
...la trance regressiva permette di risalire all’evento che ha scatenato la sintomatologia attuale, e di liberare le emozioni fino a quel momento trattenute;Ricordo a questo proposito il caso di Mara, una paziente con un dolore persistente alla schiena, che in stato ipnotico ha vissuto intensamente una caduta da cavallo avvenuta nel 19° secolo, oppure la situazione di Elisa che, tormentata dalla paura immotivata di venire prima o poi abbandonata, ha evocato in trance due abbandoni verificatisi in epoche storiche diverse.
la trance non regressiva invece consente al sintomo del paziente di esprimersi attraverso le immagini; l’energia prima trattenuta viene sbloccata e il disturbo iniziale può cominciare a regredire...
(Dott. Andrea Zaghet)
[Modificato da (mariachiara) 08/12/2007 23:56]