È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

LeAli del Mondo Stai cercando un posticino dove fare quattro chiacchiere in libertà? Ma non osi iscriverti ad un forum già avviato per paura di non farcela ad integrarti?? Ecco ciò che fa al caso tuo, LeAli del Mondo, un forum nuovo che potrà crescere insieme a tutti noi. Che aspetti?? Sali sulle nostre ali e vola verso l'isola della lealtà e dell'amicizia...

Brasile

  • Messaggi
  • |Denilson|
    00 07/11/2007 20:56

    1.
    All’improvviso, poche ore prima di partire, ho avuto paura.
    Pensavo a tutti gli aerei che avrei dovuto prendere, al fatto di viaggiare solo, alla violenza, alle ingiustizie, alla povertà che avrei incontrato in Brasile. Ero pronto per tutto ciò? Ero abbastanza forte?
    Ho pensato però che stavo per compiere quel viaggio che fin da bambino desideravo, che mancava poco all’avverarsi di un sogno. Mi sono infuso coraggio, ho pensato anche a quello che diceva mio nonno, cioè che tanto nessuno è eterno, a parte lui (infatti, per morire ha dovuto togliersi la vita).
    Il viaggio, in effetti, è stato lunghissimo. La prima sera ero a Parigi, dove ho incontrato un’amica di Cervia, Giorgia, in partenza per il Vietnam. Poi ho chiesto una informazione ad un ragazzo che aspettava il mio stesso volo. Ho scoperto che era parente acquisito di una delle mie migliori amiche. In passato l’avevo già conosciuto, ma non ricordavo. Gli incontri casuali sono i più divertenti.
    La traversata oceanica è durata circa 12 ore. A Sao Paulo ho preso l’aereo per Rio de Janeiro. Mi aspettavo di arrivare sulla città e di atterrare avendo di fronte la baia, da un lato il Corcovado con il Cristo Redentore, dall’altro lato il Pao de Açucar. Niente di tutto questo: l’Aeroporto Internazionale “Antonio Carlos Jobim” è su un’isola nella parte Nord della città. Dopo avere recuperato le valigie, un miracolo che ogni volta si rinnova, ho preso un taxi.
    Abbiamo attraversato chilometri di favelas. Su 12 milioni di abitanti (tanti ne conta Rio), la metà vive nelle favelas. Le favelas sono costituite quasi interamente da case di mattoni, con luce e spesso acqua (a Rio ci sono centinaia di sorgenti). Tutti, ma proprio tutti, hanno la televisione con l’impianto satellitare! Ogni casa ha la sua antenna parabolica. Ho visto quartieri più degradati in diverse città italiane.
    Finalmente siamo arrivati sotto al Corcovado ed al Cristo Redentore, e dopo due interminabili tunnel mi si è aperta davanti agli occhi la spiaggia di Copacabana. A proposito, mentre percorrevamo arterie intasate dal traffico dell’ora di punta, non ho sentito un solo colpo di clacson, nemmeno quando eravamo fermi in fila o in prossimità degli incroci. Ho pensato al mio amore per la lentezza, che qui era ricambiato.
    Il fisico era stanco e necessitava di riposo, ma non ho saputo resistere alla tentazione di andare subito in spiaggia. Copacabana è la spiaggia “pop” di Rio, mentre Ipanema, ad esempio, è più “alla moda”. A Copacabana incontri tutti, da bambini di pochi mesi a vecchi dall’età indecifrabile. Ho fatto per la prima volta il bagno nell’oceano, caldissimo. La spiaggia a Rio è soprattutto un luogo di incontro, è la piazza della città. E’ frequentata ad ogni ora e non soltanto dai bagnanti. Diventa animata specialmente verso il tramonto, quando l’intera città vi si riversa a prendere un aperitivo, a chiacchierare, a fare salotto. C’era un tavolo con quattro donne di una certa età che fumavano e parlavano in continuazione. Sembrava di assistere ad una telenovela.
    Ad un certo punto si è levato un forte vento e sono comparse nubi temporalesche. Gradualmente la gente ha abbandonato la spiaggia ed il lungomare, ed è rimasto soltanto un gruppo di bambini a giocare a calcio. Mi sono fermato a guardarli. In quel momento, per la prima volta, mi sono sentito perfettamente bene ed a mio agio. C’era qualcosa in quella scena che ricordava la mia infanzia, o anche la mia adolescenza, e non solo. Faticavo a mettere a fuoco ed a razionalizzare alcune sensazioni. Non capivo da dove provenissero, e da quanto tempo fossero latenti in me, compagne silenziose. Era qualcosa di antico, molto più vecchio della mia stessa vita, come se un tempo io fossi già vissuto lì, e dopo tanti anni di assenza avessi fatto finalmente ritorno alla mia terra.

    2.
    Quando il 1° Gennaio 1502 Andres Gonçalves (o chi per lui) entrò nella Baia di Guanabara, la scambiò per l’estuario di un fiume. Da qui il nome Rio de Janeiro (Fiume di Gennaio). In realtà non ho mai visto sorgere una città in un luogo geograficamente più affascinante: l’incantevole baia e le bellissime spiagge sono incoronate da colline (morros) o piuttosto da vere e proprie montagne (il Pico da Tijuca raggiunge i 1082 metri di altezza). All’interno della città ci sono poi vaste lagune salate o salmastre ed una rigogliosa foresta tropicale (è addirittura Parco Nazionale). Le condizioni climatiche sono ottimali (il Tropico del Capricorno passa pochi chilometri a Sud): in sostanza sei mesi di estate e sei di primavera. Le acque dell’oceano sono calme e sempre calde. Un giorno un’amica mi disse: “Rio de Janeiro è il luogo della Terra dove l’opera di Dio è arrivata più vicino alla perfezione”.
    Certamente molto è cambiato dai tempi in cui questa zona era abitata soltanto dagli Indios. L’urbanizzazione e la cementificazione sono procedute, specialmente negli anni ’60 e ‘70, in maniera spesso indiscriminata.
    Eppure il fascino di Rio è indiscutibile. Il giorno in cui sono salito sulla vetta del Corcovado (709 metri), sono rimasto profondamente turbato dalla bellezza del paesaggio. E’ qualcosa che prende alla gola, che toglie il fiato e che ti impedisce di parlare. E’ la stessa sensazione che ho provato all’interno delle Stanze di Raffaello e della Cappella Sistina ai Musei Vaticani, o di fronte ad altre grandiose opere dell’uomo. Ma questa volta l’uomo non c’entrava, anzi, si è prodigato per deturpare tutto ciò, senza riuscirci. Sali sul Corcovado e ti viene da piangere come ad un bambino. Non vedi i palazzi e le strade, vedi un quadro di una bellezza oltre l’immaginazione, che nemmeno l’artista più geniale avrebbe potuto dipingere. Non riesco a descrivere questa emozione. Sentivo la gioia, ma anche un poco di sofferenza, la felicità unita alla malinconia, come nella musica e nel carattere dei brasiliani. Come nel Carnevale. Nulla è per sempre, purtroppo. E nessuno è eterno, a parte mio nonno.

    3.
    Il fine settimana la spiaggia di Copacabana è un autentico spettacolo. C’è molta più gente rispetto ai giorni feriali. Ciò dimostra che i brasiliani lavorano, contrariamente ai luoghi comuni. Sinceramente mi sono parsi molto più pigri i caraibici. Probabilmente anch’io sono più pigro di loro… Un altro luogo comune da sfatare: i brasiliani non sono così espansivi come si crede, fin dal primo momento. All’inizio, anzi, mostrano una certa diffidenza. Sei tu che devi conquistare la loro fiducia, dopodiché sono pronti ad aprirsi e a darti confidenza. Così sono del resto anche i portoghesi, mi diceva giustamente un amico. I popoli di lingua spagnola sono sicuramente più espansivi, anche oltre il limite dell’invadenza.
    In spiaggia, il sabato e la domenica, si è talmente fitti che è impossibile non parlare con i vicini. Questo serve anche per fare un po’di pratica con la lingua. Così si conoscono persone simpatiche e gentili. Non ho mai avvertito ostilità nei miei confronti, forse perché non ho l’aspetto dell’italiano in cerca di avventure a tutti i costi. Specialmente la sera, si vedono persone di mezz’età accompagnarsi a ragazzine, che stanno con loro non certo per amore. Però la prostituzione non è qui così evidente come in altri luoghi. Anzi, faticavo molto all’inizio a capire in che maniera le coppie si combinassero, se fosse la ragazza ad offrirsi all’uomo o viceversa.
    Dopo qualche ora bisogna abbandonare il sole, specialmente i primi giorni, perché c’è il rischio di prendere fuoco.
    Si beve una bibita a base di guaranà (dovrebbe dare energia) oppure un coco refrigerado o, perché no, una caipirinha, poi ci si incammina a piedi per fare qualche nuova scoperta. Un sabato pomeriggio ho percorso la spiaggia di Copacabana fino all’Arpoador, una lingua di roccia amata dai surfisti e molto adatta per prendere il sole. Al di là dell’Arpoador comincia la spiaggia di Ipanema, frequentatissima specie in corrispondenza del famoso “Punto 9”. Qui ci sono attrezzi da palestra per esibizionisti, soprattutto statunitensi, che rischiano inutilmente l’infarto a 37°C all’ombra. Ad un certo punto ho sentito provenire da una traversa del lungomare un suono di percussioni farsi sempre più incalzante. Era la famosa “Banda de Ipanema” che anticipava il Carnevale con una magnifica sfilata. C’erano carri allegorici, gente travestita in svariate maniere, decine e decine di musicisti seguiti da 6-7000 persone che cantavano e ballavano. In breve l’allegro e rumoroso corteo ha paralizzato la circolazione stradale, senza che nessuno si lamentasse. Molte persone guardavano affacciate alle finestre dei palazzi e degli alberghi.
    Alla fine del pomeriggio sono ritornato in hotel. Mi sentivo felice.

    4.
    La sera ho preso un aperitivo in un bar sul lungomare, poi mi sono seduto a mangiare un piatto a base di carne. Ero da solo e mi guardavo attorno. C’erano altri tavoli di soli uomini, per lo più di una certa età. Ragazze sole o in piccoli gruppi si avvicinavano e osservavano. Nessuna si fermava da me. Evidentemente immaginavano che non sarei stato un buon cliente. Più si è vecchi e più c’è possibilità di essere abbordati. Mi faceva molto piacere quando le ragazze si sedevano fra di loro a bere e a parlare, e poi salivano in discoteca senza degnare nessuno. Anche nei paesi poveri non si può pensare di poter comperare tutto con il denaro, per fortuna, e a dire il vero mi aspettavo il Brasile come un paese più povero ed in difficoltà. Non tutto funziona alla perfezione, naturalmente. Ci sono poche persone molto ricche (e chissà perché di pelle bianca), c’è poi una vasta fascia della popolazione che vive dignitosamente, ed una altrettanto vasta fascia di esseri umani che non può tirare la cinghia solo per il fatto che non l’ha. La povertà nera, quella che abbruttisce, è però molto più rara di quanto avessi previsto. I famosi ninhos de rua non ci sono, eppure dovrebbero popolare proprio i quartieri turistici se volessero racimolare qualche soldo. Anche i barboni, che in città come New York rappresentano una percentuale molto alta della popolazione, si contano sulle dita di una mano. Sono per lo più persone anziane ed abbandonate, che meriterebbero assistenza in un paese civile (allora anche l’Italia non lo è!). Vivono di elemosine e dormono sulle panchine; ma almeno qui fa caldo, non c’è il problema del gelo. Ed obiettivamente a Rio non ho visto più di dieci persone dormire all’aperto. Anche i venditori ambulanti alla fine della giornata riescono a sbarcare il lunario. Qui si vive con pochi, pochissimi reais, o forse è più giusto dire “si sopravvive”.
    Non ho visto nemmeno episodi di violenza o di criminalità. Sarò stato fortunato, ma non mi sembrava vero poter andare a fare lunghi bagni nell’oceano lasciando le mie cose, soldi compresi, sulla spiaggia, ed al ritorno ritrovare sempre tutto!
    Forse la mia è una visione edulcorata, resa ottimistica dall’entusiasmo, e senz’altro parziale. Però sono contento della situazione che ho trovato. Il Brasile è un grande paese che, nonostante politicanti che hanno sempre favorito le lobbies, sta risollevando la testa grazie all’impegno dei suoi abitanti. E’ una democrazia giovane, in quanto la dittatura è stata sconfitta da pochi anni. Ora tutti gli esiliati sono tornati e lavorano alla causa comune. A volte cicliche crisi economiche o monetarie fanno temere il peggio, poi tutto gradualmente si aggiusta. L’inflazione si abbassa dal 2000% al 6% annuo, e l’economia riprende a tirare. Potenzialmente il Brasile è uno dei paesi al mondo più ricchi di risorse e di materie prime. Purtroppo le multinazionali, in gran parte statunitensi, sono alleate con l’oligarchia che governa il paese. C’è chi afferma che i brasiliani siano egoisti, che non siano ancora una nazione. Non è così. Il popolo brasiliano meriterebbe molto, molto di più, ma questo è il problema principale di tutti i paesi del Sudamerica, troppo a lungo schiacciati sotto il tallone dagli Stati Uniti.
    Un’ultima annotazione, non meno importante. I brasiliani, per la maggior parte, sono felici e si accontentano di quello che hanno. Soprattutto hanno una grandissima qualità, che nel mondo occidentale è ormai andata perduta: la capacità in ogni momento di appassionarsi (che il motivo sia il calcio, la musica o l’amore, è d’importanza secondaria).
    Qui la passione sopravvive e se ne hanno continue stupefacenti dimostrazioni.


    5.
    Prima di ripartire da Rio ho deciso di recarmi in un’agenzia turistica per prenotare una gita di mezza giornata. Così una mattina mi sono alzato molto presto e sono salito su una corriera con aria condizionata (un freddo insopportabile). Il gruppo era composto da una trentina di persone. Siamo passati attraverso quartieri ricchi come “Cosme Velho”, con splendide ville, e quartieri poveri (le favelas). Ad un tratto la strada ha cominciato a restringersi e a salire, finché siamo giunti alla foresta di Tijuca. Da lì due piccoli pullman ci hanno condotto in cima al Corcovado. Poi siamo scesi e abbiamo visto palazzi e chiese del periodo coloniale. La nostra guida era una donna di mezza età che parlava portoghese (per me già comprensibile), inglese (folkloristico) e italiano (del tutto incomprensibile). Non poteva mancare la sosta allo stadio Maracanà, tempio del calcio e al Sambodromo. In seguito abbiamo visto spiagge che ancora non conoscevo (Flamengo, Botafogo). Prima di tornare in albergo hanno tentato invano di vendermi la videocassetta dell’escursione.
    Del Corcovado e dello splendido panorama che ci regala ho già scritto, per il resto mi è dispiaciuto non poter calpestare la famosa erba alta del Maracanà, altro desiderio che portavo appresso dall’infanzia. Il Sambodromo, lungo più di un chilometro, ti fa immaginare come può essere la cosiddetta “sfilata dei campioni”. I preparativi erano già a buon punto.
    Penso che tornerò a Rio per il Carnevale, ma credo che eviterò la sfilata delle scuole di samba, e preferirò mescolarmi con la gente comune. Il Carnevale è davvero la festa di tutti. Milioni di persone scendono dalle favelas per raggiungere le spiagge e scatenarsi in preda alla follia più completa. Il Carnevale rappresenta la festa di fine estate, e forse per questo motivo è velato di malinconia. In quei pochi giorni la gente da tutto ciò che ha in corpo, talvolta fino alla morte. Ogni anno il dato più agghiacciante è la sparizione nel nulla di decine di bambini. Si perde il controllo di tutto. Nei quartieri periferici si attuano i regolamenti di conti. La mattina che segue l’ultima notte si tirano le somme: quest’anno 238 morti per omicidio, ma la gran parte della popolazione non si accorge di nulla.

    6.
    Ci sono due tipi di città: quelle in cui il taxista ti lascia accomodare accanto a lui, e quelle in cui sei costretto a sederti dietro. Nel secondo tipo di città, a volte il conducente ripone dei giornali nel posto di fianco a lui, per far capire che accanto a sé non vuole nessuno. Preso al volo un taxi a Copacabana, mi è stato subito chiesto se fossi argentino. Ho risposto di essere italiano. Per fortuna, altrimenti sarei dovuto scendere. Il mio taxista non sopportava gli argentini. Anzi, tutti i brasiliani odiano gli argentini. C’è una rivalità inestinguibile, che esplode durante le partite di calcio. Ho tranquillizzato il taxista: nelle sfide Argentina-Brasile ho sempre tifato Brasile. Il calcio brasiliano è estro, fantasia, gioia, è il futebol bailado; quello argentino è pragmatismo, forza, anche violenza (a parte Maradona, che era un genio).
    Il problema maggiore era però che il taxista conosceva Rio meno di me. Era appena arrivato da un’altra città. Quando gli ho chiesto di essere accompagnato in rua Vinicius de Moraes, mi ha risposto che sapeva chi era Vinicius, che conosceva le sue canzoni e le sue poesie, ma che non immaginava nemmeno che gli avessero intitolato una via. Naturalmente non aveva lo stradario. Nessuno a Rio ha lo stradario. Deve essere complesso perlomeno come la mappa del genoma umano. Così ci siamo diretti ad Ipanema e abbiamo chiesto informazioni (discordanti) a decine di persone.
    Poi, ad un certo punto, l’ho salutato lasciandogli un po’ di soldi ed ho proseguito a piedi. Alla fine ce l’ho fatta, ed ho raggiunto la mia meta, che era poi il bar-ristorante “Garota de Ipanema”. Qui Vinicius, nel 1963, aveva scritto il testo della famosa canzone, e Tom Jobim l’aveva musicata: era l’esplosione della bossanova. L’ispirazione era stata il passaggio di una ragazza (“garota”) talmente bella da rimanere incantati.
    Ho atteso un quarto d’ora prima che si liberasse un tavolo, così ho curiosato fra il materiale vario che era appeso alle pareti: l’originale della canzone firmata dai due autori, foto e ricordi di de Moraes e di Jobim, gadgets vari (in vendita). Alla fine l’occhio si è posato su una fotografia dai colori sbiaditi. Era una donna non troppo giovane, con i capelli tinti di biondo e vestita completamente in jeans. Non era affatto speciale, anzi, non era proprio carina. La didascalia recitava: “Questa è la foto della vera ragazza di Ipanema, colei che ha ispirato la canzone”. C’erano anche nome e cognome. Era di origine tedesca. Che delusione però: era tutto fuorché attraente. Quante caipirinhas avevano bevuto quel pomeriggio i nostri due amici?
    Al bar-ristorante “Garota de Ipanema” si mangia bene, e questa non è certo cosa da disprezzare, ed anche il conto mi è parso equo. Subito dopo sono entrato nell’adiacente bar “Vinicius”, un suggestivo interrato dove ogni sera si suona la bossanova. Credo che sia ormai l’ultimo posto in Brasile dove si può ascoltare questo genere di musica. Ho assistito ad un concerto molto qualitativo, che metteva un po’ di nostalgia: canzoni come Eu sei que vou te amar, Si todos fossem iguais a vocé… per la prima volta sentivo il bisogno di una persona al mio fianco.
    Dopo questa doverosa esperienza sono ritornato nella allegra bolgia di Copacabana. Non avevo per niente voglia di andare a dormire. A Rio, di sera, sai che se vai a dormire perdi sicuramente qualcosa di interessante. Purtroppo i giorni passano e si avvicina la data della partenza. Capisco che tutto questo mi mancherà. Quando l’aereo decollerà, sentirò che mi starò staccando dalla mia terra.


    7.
    Tutte le sere, attorno alle 19:30, la città si svuota, per circa un’ora. All’inizio non ne capivo il motivo. Fino a pochi istanti prima migliaia di persone gremiscono i bar sulla spiaggia per l’aperitivo. Poco dopo non c’è nessuno. E’ stata Glenda, una ragazza dalla simpatia irresistibile e dall’allegria contagiosa, a spiegarmi tutto ciò. Su Rete Globo, a quell’ora, va in onda l’ennesima puntata della telenovela “Un angelo caduto dal cielo”. Imperdibile. Quel giorno Glenda mi ha accompagnato in hotel ed abbiamo guardato assieme una puntata. Il protagonista è Anjinho, un ragazzo con i capelli riccioli che rappresenta il trait d’union di una miriade di vicende che si sovrappongono. Glenda mi spiega la trama, parla ad una velocità impressionante, ma riesco a comprendere quasi tutto. C’è il buono ed il cattivo, il buono che invece è cattivo ed il cattivo che invece è buono, donne seducenti ed altre orribili, grassoni sudati e prepotenti, uomini colti e fini, “comari” logorroiche, persone umili ed oneste... C’è persino un uomo costretto non so per quale motivo a fingersi gay, ed è una vera macchietta. Glenda mi racconta che i cosiddetti buoni della telenovela sono nella vita eroi popolari. Per strada sono salutati, abbracciati, ricevono l’invito a tenere duro nei momenti difficili. I cattivi sono invece affrontati in malo modo, insultati, perfino aggrediti. Essere cattivo in una telenovela è compito ingrato.
    Le telenovelas non hanno niente a che vedere con le soap-opera statunitensi o con le fiction europee. Hanno una dignità molto superiore. Partecipano ad esse i migliori attori brasiliani; musica e regia sono di qualità, e così tutto il resto. Le storie sono verosimili e chiunque ci si può riconoscere. Non ci sono attori perennemente a torso nudo o in accappatoio ed attrici sempre in reggiseno. Sembrano tutte persone comuni.
    Al termine della giornata di lavoro, la “puntata” è la migliore distrazione. La televisione acquista così un immenso potere. Il “grande occhio” (come la chiamava Jack Kerouac) seduce ogni sera milioni di persone. Nel 1990 il padrone di Rete Globo, Fernando Collor de Mello, divenne addirittura Presidente della Repubblica, prima di essere destituito, travolto dagli scandali.
    Saluto Glenda, probabilmente non ci rivedremo più.

    8.
    Valeria ha le lenti a contatto azzurre. Quando le faccio notare che me ne sono accorto, sorride, non ha la minima intenzione di negare. Mi sento antipatico, potevo fare finta di niente. Valeria è timida e riservata. Mi guarda, ma non parla. Con le sue amiche è ad un bar sulla spiaggia. Quando le rivolgo la parola, risponde con gentilezza. Non ha il coraggio di alzare lo sguardo su di me. Più tardi la incontro in una discoteca. Ci guardiamo, ci sorridiamo, scambiamo solo poche parole.
    La sera dopo torno nella stessa discoteca e la rivedo, con le solite amiche. Il gioco degli sguardi continua per tutta la sera. Alla fine la chiamo e le parlo. Valeria mi aveva visto respingere alcune ragazze e si divertiva. Le chiedo di rimanere vicino a me, così nessuna più mi disturberà. A lei fa piacere. Parla solo portoghese ed il nostro dialogo non è facile. I suoi occhi sono sempre abbassati. La bocca le dà un’aria imbronciata. In realtà è sempre pronta a sorridere.
    E’ molto dolce, delicata di animo. Ha la pelle scura ed i capelli stirati. E’ magra. Veste semplice, con una gonna a righe ed una maglietta bianca.
    Lavora 12 ore ogni giorno e la sera é stanca, ma non vuole rimanere in casa. Abita a Copacabana con la madre ed il fratello. Si sente sola, ma non ha bisogno di un ragazzo. Ha bisogno di un compagno che la tenga per mano. Si sente sperduta in una città di dodici milioni di abitanti.
    L’ultima sera non ha le lenti a contatto e porta i capelli al naturale, crespi. Finalmente può essere se stessa. Sa che io l’ho accettata e che l’apprezzo così come è. Continua a piangere, senza parlare. Non vuole mangiare niente, non posso neppure offrirle da bere. Con orgoglio vuole dimostrarmi che non le interessano i miei soldi e le mie gentilezze. Lei guarda dentro di me. Mi sento accettato. La sua spontaneità è disarmante.
    Continua a piangere in silenzio, anche quando chiamo il taxi per l’aeroporto. Quando ci salutiamo sono io che non ho il coraggio di guardarla negli occhi. La sua sincerità mi fa sentire indifeso, vulnerabile. Mi dispiace lasciarla sola in quella sterminata città. Le voglio già bene.
    Il taxi mi porta all’aeroporto. Poco dopo parto per Salvador, capitale dello stato di Bahia.

  • OFFLINE
    veronica1980
    Post: 2.001
    Città: RAVENNA
    Età: 44
    Sesso: Femminile
    Image Hosted by ImageShack.us
    Image Hosted by ImageShack.us
    00 08/11/2007 10:12
    wow..
  • OFFLINE
    (mariachiara)
    Post: 1.231
    Sesso: Femminile
    Image Hosted by ImageShack.us
    Image Hosted by ImageShack.us
    00 08/11/2007 10:21
    Che bel diario e come lo racconti bene! Ho un'amica brasiliana e ho imparato a guardare il Brasile con i suoi occhi, è bellissimo lo so. Lì la gente è molto ospitale, non si creano problemi quando ti ricevono a casa loro come facciamo noi qui, arrivi da loro e sei come a casa tua, entri ti siedi sull'amaca che ogni casa ha come noi ci sediamo sulla sedia e non ti crei nessun problema, non ti senti un estraeo. Il Brasile sarebbe ricchissimo, una volta era Paese di emigrazione, quanti italiani sono stati lì, anche mia madre aveva uno zio che io non ho mai conosciuto per ragione di età, lo chiamava zio peppe del brasile. Spero di visitarlo un giorno
  • |Denilson|
    00 08/11/2007 10:38
    Obrigado a chi ha avuto la pazienza di leggerselo fino in fondo. C'è tutto il mio amore per quella città meravigliosa che è Rio e per quel grande popolo a cui con orgoglio sento di appartenere.
  • OFFLINE
    (mariachiara)
    Post: 1.231
    Sesso: Femminile
    Image Hosted by ImageShack.us
    Image Hosted by ImageShack.us
    00 08/11/2007 10:48

    ciudad maravillosa
  • |Denilson|
    00 08/11/2007 10:51
    Cidade maravilhosa!
  • OFFLINE
    (mariachiara)
    Post: 1.231
    Sesso: Femminile
    Image Hosted by ImageShack.us
    Image Hosted by ImageShack.us
    00 08/11/2007 10:59
    beh si, io l'ho scritto in spagnolo e non in portoghese
  • OFFLINE
    @Mimmi the Maneater@
    Post: 2.050
    Sesso: Femminile
    Image Hosted by ImageShack.us
    Image Hosted by ImageShack.us
    00 08/11/2007 11:32
    Re:
    anche io ci andrò... sento un richiamo

  • |Denilson|
    00 08/11/2007 12:46
    vai, mimmi, vai tranquilla, non te ne pentirai!
  • chiaralapazza
    00 09/11/2007 16:33
    deni, che bel racconto...però vogliamo il seguito!
  • |Denilson|
    00 09/11/2007 16:44
    Il seguito è in una serie di brevissimi racconti che sto raccogliendo e che sto postando sul forum mio e di un mio amico e che per correttezza non pubblicizzo qui (sono tutti della lunghezza di "Giovanna D'Arco"). Ne scriverò altri durante il prossimo viaggio.
  • chiaralapazza
    00 09/11/2007 16:50
    va bhe, ma se vuoi pubblicizzarlo non credo sia un problema, anche perchè tu scrivi qui ,per cui non credo proprio ci siano problemi per pubblicità proprie!! C'è pure la sezione per farle!!!
  • OFFLINE
    Agny81
    Post: 7.594
    Città: UDINE
    Età: 43
    Sesso: Femminile
    Image Hosted by ImageShack.us
    Image Hosted by ImageShack.us
    00 10/11/2007 13:52
    ho letto solo ora questi racconti...pensavo fosse un post per parlare di chi è stato in brasile, di chi vorrà andarci ecc...invece che bella sorpresa ritrovare altri tuoi racconti...
    sei molto bravo!!! ma sono tutti collegati fra loro tipo un romanzo, oppure sono divisi in raccontini così come gli hai messi sul forum...perchè se fossero staccati io gli vedrei bene anche uniti in un bel romanzetto non trovi??
    comunque ancora tanti tanti complimentoni!!!
    si vede quanto ami questa terra!!!
  • |Denilson|
    00 10/11/2007 17:46
    Questo "Rio de Janeiro" è tutt'uno, invece ho scritto molti racconti brevi (per ora 25) indipendenti l'uno dall'altro; sono come tante istantaneee. Fotografie di Brasile. Ne scriverò ancora durante il prossimo viaggio, poi vedremo cosa farne.
  • bamby1978
    00 11/11/2007 09:34
    denilson ma tu sei straniero?
  • |Denilson|
    00 11/11/2007 10:22
    Italiano di nascita, brasileiro di adozione e di cuore. Fra meno di 10 giorni sono a Rio...
  • OFFLINE
    Agny81
    Post: 7.594
    Città: UDINE
    Età: 43
    Sesso: Femminile
    Image Hosted by ImageShack.us
    Image Hosted by ImageShack.us
    00 11/11/2007 22:54
    Re:
    |Denilson|, 10/11/2007 17.46:

    Questo "Rio de Janeiro" è tutt'uno, invece ho scritto molti racconti brevi (per ora 25) indipendenti l'uno dall'altro; sono come tante istantaneee. Fotografie di Brasile. Ne scriverò ancora durante il prossimo viaggio, poi vedremo cosa farne.




    rendono davvero molto di più le tue "istantanee" a parole, che non delle foto vere e proprie..si capiscono molte più cose, sembra davvero di essere lì...io invece per quanto ami scrivere, sono negata nelle descrizioni, proprio non le so fare, ed è un grave problema perchè nei racconti servono molto..
  • |Denilson|
    00 12/11/2007 11:56
    Tu Agnese scrivi molto di getto, spontaneamente, ed è il tuo pregio. Hai una scrittura semplice e fresca. Io prima osservo, poi scrivo, anche molto tempo dopo. Filtro i miei pensieri a lungo. A volte i protagonisti sono persone, ma altre volte città, piazze, strade, l'oceano, il vento. La descrizione è necessaria. E curo la forma, curo la forma in modo maniacale. Passo di gran lunga più tempo a correggere che a scrivere.
  • OFFLINE
    Agny81
    Post: 7.594
    Città: UDINE
    Età: 43
    Sesso: Femminile
    Image Hosted by ImageShack.us
    Image Hosted by ImageShack.us
    00 12/11/2007 12:40
    eh sì abbiamo due modi di scrivere molto diversi...io scrivo di getto e poi non correggo mai niente...poi non riuscirei proprio mai neanche a scrivere solo due righe con protagonisti città, piazze, mi sarebbe davvero impossibile..tu invece hai davvero talento!!
    mi è venuto in mente di aprire un post per parlare della scrittura in generale, quando scriviamo, perchè, che scrittura abbiamo, magari ci sposto gli interventi fatti nella mia intervista...
  • |Denilson|
    00 12/11/2007 12:43
    Sì, è molto bello parlare e scrivere di scrittura. Ciascuno ha il suo metodo, diverse esigenze. A volte c'è un fine, altre volte si scrive solo per la bellezza di scrivere, oppure per una necessità interiore.
1