Il dolore si fa sempre più lancinante. Non si può continuare in questo modo. Dall'operazione è passata solo una settimana, non c'è spiegazione per tutto questo. La gamba è praticamente insensibile, e gli spilli che sente nella schiena e per tutta la coscia gli rendono la vita impossibile. La speranza di una guarigione è lontana. Tutto questo era comprensibile prima, non adesso che si deve stare meglio!
Decidiamo di tornare in ospedale.
La paura è tanta, troppa. Che cosa mai può essere successo? Sento solo una voce in me:" Ma dai, sarà normale. In fondo, è il secondo intervento questo. La schiena fatica a reggerlo ed accettarlo".
Attraversiamo quel lungo corridoio dell'Humanitas. Si sente ancora quel puzzo di alcol, così forte. Quegli odori di medicinali...inconfondibili. La stessa luce artificiale di qualche giorno prima ci segue lungo il percorso. Ma ora siamo qui per lo stesso per cui era avvenuta l’operazione. E tutto questo non è normale!
Ci sediamo tutti e due su quelle poltrone della sala d’attesa. Chissà quante persone si sono accomodate qui, quante speranze, quanti sospiri, quante tensioni sono passate di qui.
Ora ci siamo noi, di nuovo.
Aspettiamo il medico che non arriva mai. Le nostre gambe si muovono da sole, spazientiti e terrorizzati. Nessuno parla, ma chiudendo gli occhi percepisco i battiti del cuore... intensi, accelerati. E’ il panico, la paura di tornare indietro che urla per noi.
“ Potrebbe esserci un residuo di ernia ancora presente in te. Il problema è che questo potrebbe aver compromesso per sempre la funzionalità nervosa, costringendoti ad un’inabilità permanete della gamba”… ecco le parole che mai avremmo voluto sentire. Disabilità, una vita sulla sedia a rotelle per l’ennesima operazione andata male. Abbiamo tempo dieci giorni per capire. Dieci lunghi giorni nei quali se il cortisone farà effetto, tutto tornerà a posto. Altrimenti...
La nostra casa? L’inferno.
[Modificato da chiaralapazza 03/02/2008 22:40]