00 10/07/2008 14:42
ELUANA, STOP ALLE MACCHINE MA PER IL VATICANO: ''E' EUTANASIA''
(di Francesca Brunati)

MILANO - Nove anni di battaglia per ottenere il diritto di morire quando la vita non è più vita. Oggi per Beppino Englaro è stato messo un punto fermo a una tormentata vicenda umana e giudiziaria dai complessi risvolti etici: quella della figlia Eluana, 37 anni, gli ultimi 16 vissuti in stato vegetativo, dopo un incidente stradale avvenuto nel gennaio 1992.

A mettere quel punto fermo sono stati oggi i giudici della prima sezione civile della Corte d'Appello di Milano con una decisione destinata a fare storia e che comunque ha già scatenato polemiche in serie: hanno dato l'autorizzazione a papà Beppino, tutore della figlia, a interrompere, in accordo con i medici, il trattamento che tiene in vita la donna, permettendo così di staccare quel sondino naso-gastrico che la alimenta e la idrata in modo artificiale. Ma l'ultimo atto di questa vicenda dolorosa e, per dirla come papà Beppino "disumana e infernale", con tutta probabilità non avverrà nell'immediatezza. Eluana, come del resto hanno indicato i giudici nel loro provvedimento, dovrà essere trasferita dalla clinica di Lecco, quella dove è nata e che è gestita - problema non secondario in chiave obiezione di coscienza - dalle suore Misericordine di San Gerardo, in un 'hospice' o in altra struttura adatta all'"interruzione (...) del sostegno vitale". Dovrà essere ricoverata in un luogo dove dovrà essere seguita, anche con la somministrazione di farmaci, "con modalità tali da garantire un adeguato e dignitoso accudimento" che accompagni Eluana "durante tutto il periodo in cui la sua vita si prolungherà dopo la sospensione del trattamento, e in modo da rendere sempre possibili le visite, la presenza e l'assistenza, almeno, dei suoi più stretti familiari".

In più, anche se il provvedimento è immediatamente esecutivo e può essere quindi fin da subito attuato, c'é ancora spazio per un eventuale ricorso in Cassazione, da parte della Procura generale e, quindi, spetterà alla sensibilità del tutore di Eluana, cioé di Beppino Englaro, e del curatore speciale, l'avvocato Franca Alessi, attendere il termine di legge - 60 giorni - per impugnazione. Ma i margini per ricorrere appaiono, ai legali degli Englaro, molto risicati. Quel che è certo è che, dopo anni di battaglie e di no a ripetizione da parte della magistratura, oggi Beppino Englaro ha visto accogliere la sua richiesta e "la volontà di mia figlia", che prima dell'incidente, quando era quella studentessa "ribelle" e "indipendente" , aveva detto, riferendosi a un suo amico caduto in coma ed allo sciatore Leonardo David, "che restare in quelle condizioni - si legge nel decreto della Corte - non sarebbe stato per lei un vero vivere", che era meglio morire "perché una vita da passare sempre in un letto, senza poter più pensare o sentire, non era vita".

E sono anche queste parole, messe nero su bianco negli atti esaminati, che hanno portato i magistrati milanesi a prendere la loro decisione, "sofferta" ma "inevitabile" vista "la straordinaria durata dello stato vegetativo permanente" di Eluana e la "altrettanto straordinaria tensione del suo carattere verso la libertà e la sua visione della vita". Situazioni che, come scrive Filippo Lamanna (il giudice estensore del provvedimento), mal si conciliano "con la sopravvivenza solo biologica del suo corpo in uno stato di assoluta soggezione all'altrui volere". I giudici hanno preso inconsiderazione anche il credo religioso di Eluana arrivando alla considerazione che possa conciliarsi "con una scelta orientata verso l'interruzione del trattamento di sostegno artificiale".

Del carattere di Eluana, della sua personalità aveva parlato il padre due settimane fa durante l'udienza in cui era stato sentito per circa un'ora. Una testimonianza ritenuta genuina e "resa nell'interesse del rispetto della volontà di Eluana". Udienza che aveva dato il via al nuovo processo che con la decisione di oggi ha messo un punto fermo nella vicenda anche se la strada era già stata tracciata dalla Corte di Cassazione lo scorso autunno. Già allora per la famiglia Englaro si era aperto uno spiraglio.



Da anni in coma. Aveva espresso il desiderio, prima del suo incidente, che se mai si fosse trovata nelle condizione in cui è ora, avrebbe voluto morire. In Italia questo non è possibile. Ma ora la sua volontà sarà esaudita. Anche perchè questa volontà non era passata da un notaio, ma erano solo rimaste parole dette in famiglia.
In coma irreseversibile, per cui mai potrebbe ritornare normale, e cmq nemmeno svelgiarsi. Attaccata ad un respiratore (quindi respira artificialmente). Praticamente vive solo grazie alle macchie.
Da ieri invece potrà andarsene come ha sempre voluto. E finalmente sarà libera.
Una decisione che cmq fa discutere. Ma va incontro ad una volontà: di decidere della propria vita e della propria morte.
[Modificato da chiaralapazza 10/07/2008 14:43]