00 29/07/2008 20:03
Da Ansa

(di Margherita Nanetti)

ROMA - Fu Anna Maria Franzoni - e non può essere stato nessun altro in base alla "prova logica" e alla verità emersa dalla studio dei tracciati del sangue - ad uccidere, con "razionale lucidità " il figlioletto Samuele di tre anni e due mesi, la mattina del 30 gennaio 2002, dopo che Davide il figlio più grande era uscito di casa e l'aspettava per prendere lo scuolabus.

Forse un "capriccio" del bimbo ha scatenato la reazione della madre. E' questa la ricostruzione del delitto di Cogne fatta dalla Cassazione nelle 50 pagine di motivazione - depositate oggi - in base alla quale, lo scorso 21 maggio, ha confermato la condanna a 16 anni di reclusione (30 in primo grado) emessa il 27 aprile 2007 dalla Corte di Assise di Appello di Torino.

Quella mattina - secondo la Suprema Corte, che ha sposato in pieno le conclusioni dei giudici di merito - Anna Maria indossava i pantaloni del pigiama e la casacca al contrario, con gli zoccoli ai piedi. Il crimine è avvenuto qualche minuto prima delle otto e sedici minuti, quando la donna raggiunge il primogenito.

La casa è rimasta vuota solo per otto minuti: troppo pochi perché uno sconosciuto entri in casa indossi il pigiama, colpisca furiosamente, e si rivesta dileguandosi. Almeno 17 colpi di un utensile a manico lungo, forse di rame, sono stati inferti al piccolo che si è difeso proteggendosi con le manine. E' rimasto agonizzante almeno cinque minuti o forse addirittura 17, mentre la madre cancellava le tracce della sua colpa e preparava già la linea di difesa. Non senza contraddizioni e bugie.

ATTENZIONE MEDIA VOLUTA DA FRANZONI NON LE HA NUOCIUTO - L'ampia "attenzione mediatica" rivolta al processo di Cogne è stata in "larga parte ricercata, propiziata ed utilizzata dalla stessa Franzoni" e mai i riflettori la hanno danneggiata. Anzi, i media hanno prodotto "l'esaustività delle indagini espletate".

DELITTO COMPIUTO CON RAZIONALE LUCIDITA' - Nessuno stato di coscienza alterato offuscava la Franzoni mentre colpiva Samuele e la donna è "pienamente imputabile". Infatti ha compiuto "atti preordinati alla propria difesa, primo dei quali l'eliminazione o la ripulitura dell'arma del delitto". Gesti interpretabili come "sintomo di non interrotto contatto con la realtà e inalterata coscienza nonché di razionale lucidità ".

IL MOVENTE, UN CAPRICCIO DI SAMUELE - "L'assenza di sicuri elementi di prova circa le ragioni che innescarono la condotta dell'imputata non ha consentito di formulare ipotesi, supponendosi che la donna abbia reagito a qualche capriccio del bambino ed abbia agito in preda ad uno stato passionale momentaneo". La Franzoni nutriva (ingiustificate) preoccupazioni per la crescita di Samuele, pensava che avesse la testa grossa.

NIENTE SCONTI PER EFFERATEZZA CRIMINE - La mamma di Samuele non merita ulteriori riduzioni di pena, si è già tenuto conto della concessione delle attenuanti per il suo stato d'ansia ma la "natura del reato" e "le modalità particolarmente efferate del gesto criminoso (numero e violenza dei colpi, almeno 17, reiterati nonostante il tentativo di difesa compiuto dalla vittima, testimoniato dalle lesioni riscontrate sulla sua mano sinistra)" non lasciano spazio ad ulteriore clemenza.