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'In divisa a pattugliare le strade
delle città, in divisa sui banchi
di scuola. La passione per l’obbedienza
e il conformismo fa un altro
insidioso passo avanti con il decreto
legge, proposto dal ministro
dell’istruzione Mariastella Gelmini
e approvato ieri dal consiglio dei
ministri. Non avremo più nulla da
invidiare alle coreografiche scolaresche
dell’Iraq di Saddam Hussein,
che per giunta non potevano contare
sull’eleganza del made in Italy,
in fermento, si dice con soddisfazione,
per aggiudicarsi l’appalto dello
scolaro modello. E siccome all’abito
deve corrispondere il monaco,
torna il 7 in condotta ad assicurare
la bocciatura a chi non onorerà disciplinatamente
la divisa che indossa
(reale quella dei più piccoli, simbolica
quella degli studenti delle superiori).
Non saranno più tollerati
talenti e intelligenze che neghino il
proprio ossequio alle gerarchie, per
quanto ottuse e incapaci possano
rivelarsi. Non c’è sapienza senza obbedienza.
Il tutto perfettamente coerente
con una riorganizzazione degli
studi che, accorciando l’obbligo
scolastico e banalizzando i contenuti
dell’insegnamento, bandisce
capacità critica e indipendenza di
giudizio. Il pretesto è lo stesso applicato
alla stretta sull’ordine pubblico:
lì la microcriminalità qui il «bullismo
». Emergenza del tutto immaginaria
di un fenomeno riscontrato
fin dai tempi del libro Cuore, e che
solo negli anni della contestazione
studentesca fu pressoché cancellato
dall’azione collettiva e dall’impegno
politico, il quale mise, fra l’altro,
fuori gioco quella forma di «bullismo
» rituale, caro alla destra, che
andava sotto il nome di goliardia. I
feroci contestatori nonmalmenavano
portatori di handicap, non stupravano
compagne di scuola, non
discriminavano nessuno.
La vecchia retorica intorno al
grembiule, che lo voleva strumento
di eguaglianza, almeno nelle apparenze,
tra studenti ricchi e poveri
(sebbene la distinzione di classe abbia
sempre saputomostrarsi anche
attraverso le divise e il grembiule
nero fosse imposto nelle superiori
alle sole ragazze fino al 1968), torna
grottescamente invariata in un
mondo dove tutti i ragazzi e le ragazze
scelgono liberamente abbigliamenti
piuttosto omogenei e negli
stessi grandi magazzini.Ma quel
che conta è che l’eguaglianza non
deve essere quella di gusti e modi
di vita condivisi dai giovani, bensì
quella imposta per decreto dall’ideologia
livellatrice della signora
Gelmini e dal sadismomoraleggiante
dell’ineffabile «Movimento genitori
italiani».
La convivenza civile, sottratta all’autorevolezza
della ragione e del
confronto, passa, anche nella scuola,
all’autorità dei regolamenti e delle
sanzioni. E torna anche l’«educazione
civica»,ma con un inquietante
slittamento semantico: si chiamerà
«Cittadinanza e Costituzione
». Cosa significa? Si tratterà di un
catechismo di obblighi e doveri che
gronda «valori occidentali e cristiani
»? E della Costituzione italiana
qualcuno si prenderà la briga di
spiegare quanto venga calpestata e
disattesa dai «bulli» in giacca, cravatta
e auto blu?'


Come al solito noto la solita volontà di certi giornalisti sui soliti giornali a elucubrire senza il minimo riflesso della realtà oggettiva delle cose.


Non aggiungo altro.