00 12/01/2008 11:59
al migliore amico che abbia mai avuto...
in questi giorni sto sistemato il mio racconto su Roll...
ecco qui la prima parte...


queste tristi giornate di metà ottobre, tu, mio dolce compagno di vita per ben 16 anni, ci stai per lasciare. E’ questione di giorni, e per quanto noi in casa ti guardiamo e ti studiamo di continuo cercando un dettaglio nel tuo stato di salute che ci possa fare ben sperare, sono sicura che tutti e tre, ogni volta che usciamo o che andiamo a dormire, ti diamo sempre quel bacio in più, quell’abbraccio che a posteriori potrebbe rivelarsi quello dell’addio.
Perché tu soffri, mio dolce Roll, non sei più tu, gli occhi sono spenti, il respiro affannato, non riesci a camminare, non mangi, ti stai spegnendo così, lentamente, giorno dopo giorno e nulla può arrestare questo meccanismo infernale.
Lo so è la vita, si nasce e poi si muore, lo sappiamo tutti che funziona così, ma è durissima vedere spegnersi ogni giorno di più colui che per te è stato un amico, il migliore amico. Ed allora io ho una sola arma a mia disposizione: scrivere, narrare tutto quello che mi viene in mente su di te, ogni minimo e più piccolo dettaglio perché non posso permettere che il tempo, il passare degli anni, mi rubino il ricordo di te. A volte, infatti, non basta custodire gelosamente nel proprio cuore i tanti bei momenti vissuti insieme perché il tempo, se da un lato aiuterà perché allevierà il dolore della tua perdita, dall’altro mi farà rischiare di dimenticare qualche dettaglio della nostra storia.
E per non correre questo rischio ora riportiamo indietro le lancette di questo meraviglioso orologio chiamato vita di 16 anni e torniamo a quel lontano 29 febbraio 1992 giorno in cui tu, allora cucciolo di pochi mesi, sei entrato nella mia vita, ed io nella tua.
Avevo 10 anni ed ero una bambina timida che soffriva tanto la solitudine, tu eri un cucciolone smarrito che cercava una famiglia che l’accudisse ed il destino ci fece incontrare in quell’ultimo giorno di carnevale di tanti anni fa.
Non sapevamo a costa stavamo andando incontro io e mia madre quando ci mettemmo in viaggio verso Udine dopo la chiamata del canile che ci avvisava dell’arrivo di una cucciolata.
Non potevamo immaginare che di lì a poche ore la nostra vita sarebbe cambiata per sempre e che tu, tenero cucciolo che ci aspettavi dietro il cancello del canile, avresti presto assunto un ruolo diverso per ognuno di noi: io stavo per incontrare un amico, un compagno di giochi, quasi il fratello che non ho mai avuto, mia madre avrebbe visto in te un piccolo figlioletto peloso da accudire e per mio padre saresti diventato il compagno inseparabile di mille uscite serali e mattutine.
Ma tutto questo sarà il futuro e noi non potevamo conoscerlo in quel viaggio verso Udine. Eravamo scettiche e di poche speranze visto che non era la prima volta che ci recavamo a vedere qualche cucciolo. Infatti io era da circa un annetto che avevo iniziato a desiderare la compagnia di un cagnolino, da quando la mia amica Stefania, con ben 5.000 lire si era aggiudicata il suo Piki, una specie di volpino. E così anch’io dopo averlo visto, sognavo un cucciolo proprio come il suo bianco e dal musetto appuntito. Ed invece come entrammo al canile mi misero in braccio un batuffolo nero nero e lucido. Non dimenticherò mai quell’istante di amore a prima vista. Non sentivo mia madre che gridava “Quella roba lì??? Ma che brutto!! E’ troppo nero, troppo triste. E poi guarda che zampe grandi, diventerà enorme!!” o le rassicuranti risposte degli inservienti del canile per convincerci a prenderti. Per me il mondo si era letteralmente fermato, c’eravamo solo io e te, e tanti progetti su tutte le cose belle che avremmo potuto fare insieme.
Mentre mia madre voleva guardarsi in giro, cercare altrove, io avevo già deciso fin dal primo sguardo che volevo te, soltanto te. Altro che 5.000 lire, noi per te né sborsammo ben 50.000 lire, ma mai soldi furono più ben spesi. E quando mia madre a Palmanova risalì in macchina dopo essere andata al supermercato a comprarti gli omogeneizzati, io tutta entusiasta le comunicai che ti avevo già trovato un nome: Rochen Roll, abbreviato poi nel giro di pochi giorni nel più semplice Roll.
Mentre butto giù queste righe, tu stai sempre peggio. Il tuo corpo è qui con noi, è ancora caldo, ma la tua testa è già altrove. Il tuo sguardo che in questi 16 anni, al posto della parola, ci comunicava ogni tua minima emozione, ora è perso nel vuoto, fisso davanti a te…non puoi muoverti e ti dobbiamo sostenere in tutte le tue necessità. Vederti così mi fa provare per la prima volta in vita mia il vero dolore, ed io che credevo che perdere delle amicizie fosse la cosa più terribile che mi potesse capitare nella vita e mi giudicavo sfortunata per questo!! Ah, beata ingenuità!! Non sapevo cosa volesse dire accompagnare alla morte il proprio migliore amico e compagno di vita!! Questa mia narrazione sta quindi diventando dolorosissima, non è facile con te in quelle condizioni pensare ai momenti felici passati insieme..ma devo!! Ed allora ritorniamo a quel lontano 29 febbraio 1992…
La prima tappa non fu la tua futura abitazione, che avresti avuto modo di visitare solo in serata, ma fu la casa delle mia amica Valentina, dove le mie compagne di classe si erano riunite per festeggiare il carnevale. Io quella ricorrenza la odiavo e così quando mia madre mi aveva proposto di saltare la sfilata in maschera per andare al canile avevo fatto i salti di gioia. Ora tutta orgogliosa di quell’adorabile cucciolo che stringevo fra le braccia, come una madre dopo aver partorito il suo bimbo, non vedevo l’ora di presentarti alle mie amiche. Eri così bello, piccino piccino, nero, lucido, brillante, che loro come me, non poterono restare immuni al tuo fascino. Quando si fece sera ti portammo a casa, la tua nuova casa!!! Tu eri molto curioso ed appena entrato avevi voluto visitare ogni centimetro quadrato, quasi avessi capito che tutto quello che stavi vedendo ora era anche tuo. Dopo l’incontro con il nostro gatto che non fu dei migliori, con lui che ti inseguiva e tu che scappavi impaurito a nasconderti in giardino, iniziammo a pensare alla pappa. Ci avevano detto che andavi ghiotto di riso, infatti in canile mangiavi solo quello, ma una volta arrivato da noi hai abolito questo piatto dal tuo menù, si vede che ti ricordava il periodo del canile, ed ora che vivevi da pashà non volevi più pensare a quei tristi giorni. Eh sì, gran bella vita la tua!! Coccolato tutto il giorno da una bambina e dalle sue amiche che non aspettavano altro; servito e riverito da mia madre che spesso preparava la pasta al burro solo per far piacere a te, e portato a passeggio ogni mattina ed ogni sera da mio padre. E poi la chiamano vita da cani eh??
Grazie a te la nostra casa non fu più la stessa: prima eravamo una famiglia triste, la nonna costretta a letto, gravemente malata, rubava tutte le energie di mia madre che quindi era sempre nervosa; mio padre, 8 ore al giorno in fabbrica a fare un lavoro che odiava, era sempre serio e pronto a lamentarsi. Ed io, timida e così sola, senza amiche nel mio paese. A tavola prima di te, non si parlava mai di cose allegre, presi tutti e tre com’eravamo dai nostri problemi. Tu ci portasti una ventata di novità, di allegria, e di spunti su cui parlare: come crescevi, i tuoi progressi, le marachelle che combinavi, ormai non si chiacchierava d’altro e tutto il resto passava in secondo piano rispetto a te che eri il centro del nostro mondo!
Cosa darei per tornare quella bambina undicenne che ti adorava quando c’era da giocare insieme, mentre si schifava e chiamava la mamma in soccorso non appena trovava i ricordini dei tuoi bisogni in giro per casa. Dopo i primi mesi però avevi imparato che quello non era il posto adatto e, affetto fin da subito da un forte senso della proprietà privata che ti portava a difendere il tuo territorio, per fare le tue cose non andavi nel nostro, anzi tuo, giardino, ma rigorosamente in quello dei vicini, quello con l’erbetta più curata e più accogliente. Eri piccolo ma molto sveglio e volevi imitare il nostro gatto: lui come tutti i felini era solito coprire i suoi escrementi con la terra intorno, usando le zampine anteriori. Tu, attento osservatore, dopo averlo studiato per un po’ di tempo avevi deciso di imitarlo. Ma non avevi capito che il micione faceva quel lavoro per coprire i suoi ricordini. Tu, solo a ripensarci mi esce un sorriso per quanto eri maldestro, ti limitavi a scalciare sulla terra le zampe posteriori, creando solo un grande fumerone intorno e non coprendo nulla. Solo allora proseguivi la passeggiata soddisfatto!!
Andiamo un attimo al doloroso presente…La fine è vicina, è dietro l’angolo, è davvero giunto il tuo momento mio amato Roll. Lassù qualcuno ha chiesto di te e tu stai per raggiungerlo, o almeno è quello che noi speriamo…perché soffri, e volerti tenere ancora con noi sarebbe solo un atto di egoismo: hai la bava alla bocca, ti fai i bisogni addosso e spesso perdi sangue, tremi tutto ed il tuo corpo è già rigido. Dobbiamo lasciarti andare, farcene una ragione, e se necessario dovremmo essere in grado di aiutarti a partire in questo viaggio senza ritorno…vedremo…io so solo che stanotte non vorrei coricarmi, vorrei stare lì accanto a te, sento che è quello il mio posto. E ci ho provato a sedermi lì, ai tuoi piedi, stringendoti forte per l’ultima volta, annusando il tuo pelo che ormai sa di marcio, e tenendo le tue zampine tremanti strette strette fra le mie mani. Ma poi ogni tuo lamento è stato come una lama che mi entrava nel petto. Non ce l’ho fatta a veder soffrire l’essere che più amo al mondo, non sono stata in grado di restarti accanto in quella che poi si sarebbe rivelata l’ultima tua notte terrena, sono stata una vigliacca lo so, ma il dolore nel vederti soffrire era davvero troppo. Mi sono alzata e sono scappata via tra le lacrime, rifugiandomi in camera, mi sono buttata a capofitto in questi fogli, per ricordare quello che sei stato. Non ce la facevo a pensare al presente, l’odore della morte era nell’aria ed una voce dentro di me mi diceva che ti avevo appena dato il tanto temuto bacio dell’addio, ma non volevo pensarci tant’era l’angoscia che mi affliggeva..ho preferito rivederti cucciolo, vivace, giocherellone..eri davvero una peste!! Quante né hai combinate!! Ricordo una delle più clamorose: la mia amica Stefania aveva il padre che per lavoro era stato trasferito a Brescia. Un giorno lei era venuta a casa mia con un capellino di Italia 90. “Agnese, guarda che meraviglia!! Me l’ha portato mio padre da Brescia”. Per lei quel cappellino aveva un valore speciale, le ricordava il suo papà sempre lontano per lavoro. Ma fece il grosso errore di dimenticarlo a casa mia, tu l’avevi trovato e con i tuoi aguzzi dentini da cucciolo l’avevi tutto mangiucchiato. Noi quando trovammo i resti del capellino lo nascondemmo e con Stefania abbiamo sempre fatto finta di non saperne nulla…Eravamo complici, piccolo mio!! E così che funziona tra migliori amici, giusto? Quant’eri pestifero!! Ma anche autoritario e severo. Un vero leader fin da piccolo! Ma d'altronde avevi avuto un maestro d’eccezione, un grande cane, vecchio e saggio, che ti aveva insegnato tutti i trucchi che ogni migliore amico dell’uomo a quattro zampe dovrebbe conoscere. Si trattava di Foxi, il cane dei nostri vicini che fu per te proprio come un padre. Stavate sempre insieme e condividevate tutto: i giochi, il cibo e pure il posto sul divano. Di solito tra animali c’è un po’ di rivalità, voi tendete ad essere molto gelosi delle vostre cose, in particolar modo del cibo e del proprio territorio che considerate riserva di caccia personale. Ma con Foxi non fu assolutamente così, lui era il tuo papà, il tuo maestro di vita ed a lui tutto era concesso, perfino prendere il tuo posto sul divano quando lui, stanco e sfinito dalle azzuffate insieme a te, si ritirava per riposarsi un pochino prima a causa degli acciacchi dell’età, prima di riprendere a giocare insieme.
Foxi ci ha lasciato ormai da tanti anni, io il triste giorno in cui accadde ero a scuola, ma mi riferì mio padre che fosti proprio tu, roll caro, a trovare nel nostro cortile il corpo senza vita del tuo grande maestro. Alla vista di quello spettacolo orribile lanciasti un grido di dolore disperato, un urlo quasi umano,che i miei che l’hanno sentito, non dimenticheranno mai! Ma non era un addio il vostro..ora siete insieme, è questo che mi auguro!!
Voglio pensare che il buon Foxi sia stato per te un maestro non solo in questa vita terrena ma anche nell’aldilà. Le volte in cui mi manchi e vorrei solo piangere mi piace immaginare che quando hai attraversato il ponte dell’arcobaleno per raggiungere quell’angolo di paradiso frequentato dagli animali e dalle persone buone, dall’altra parte del ponte hai trovato il caro Foxi ad attenderti. Lui quel giorno giocava spensierato insieme agli altri cani partiti prima di te, ma improvvisamente si è fermato ed ha guardato lontano all’orizzonte, i suoi occhi sono diventati lucidi ed ha iniziato a tremare per l’impazienza. Si è staccato dal gruppo ed ha cominciato a correre, volando sul verde prato, ti ha riconosciuto, mio dolce Roll ed è venuto a prenderti per non lasciarti più!! Sarà lui la tua guida in quel luogo così nuovo per te, dove ci sono prati e colline per tutti, spazio a volontà per correre e giocare…ci sono acqua, cibo, sole e tutti sono al caldo e stanno bene.
Quelli che erano vecchi e malati sono ora forti e vigorosi.
Quelli che erano feriti o storpi e quelli che noi abbiamo usato,
senza ritegno e rimorso, per i nostri bisogni,
sono di nuovo integri e forti. Lì tutti sono felici, almeno in apparenza, anche se dentro soffrono sentendo la mancanza delle persone che hanno lasciato indietro. Ma un giorno in quel luogo così speciale si riuniranno con i loro cari e proprio come foxi ha fatto con te, li riconosceranno da lontano e gli andranno a prendere per stare sempre insieme nel ponte dell’arcobaleno!!